San Cataldo

Cattedrale_San_Cataldo

San Cataldo

Fu costruita per opera dei bizantini nella seconda metà del X secolo durante i lavori di ricostruzione della città voluti dall’imperatore Niceforo II Foca, in seguito al saccheggio della città ad opera dei Saraceni, avvenuto nel 927, quando i musulmani distrussero definitivamente quanto rimaneva dell’antica città greco-romana.

Nel 967, dopo quarant’anni, l’imperatore bizantino, considerato il secondo fondatore di Taranto, si interessò alla città e decise di ricostruirla, edificando l’odierno Borgo Antico, a partire proprio dalla costruzione della cattedrale; in questa operazione sparirono gli ultimi resti della città antica e dell’acropoli. La cattedrale e la sua cripta vennero, infatti, costruite con materiali di spoglio ottenuti dalle precedenti costruzioni, tipicamente greche e romane. Si noti, infatti, come le colonne presenti nella cattedrale siano diverse tra loro, realizzate con rocchi di varie misure e di materiali diversi.

Negli ultimi anni dell’XI secolo l’impianto bizantino venne rimaneggiato e si costruì l’attuale cattedrale a pianta basilicale, in epoca normanna. Tuttavia la vecchia costruzione non fu sostituita del tutto: il braccio longitudinale, ampliato e ribassato, incorporò la navata centrale con la profonda abside della chiesa bizantina, rimasta inalterata; l’altare è posto sotto la cupola e la vecchia navata divenne il transetto, tagliato poi dalle navate laterali, lasciando in vista una serie di colonnine che decoravano l’antica costruzione. Nel 1713 fu aggiunta la facciata barocca, opera dell’architetto leccese Mauro Manieri.

Nell’ottobre 1964 papa Paolo VI l’ha elevata alla dignità di basilica minore.

Il Cappellone

Il “cappellone” consta di due ambienti: un vestibolo quadrangolare e la cappella di forma ellittica. Il vestibolo corrisponde all’antica cappella fatta costruire nel 1151 dall’arcivescovo Giraldo per porvi le reliquie di san Cataldo.

Il vestibolo è arricchito di marmi policromi, di cui è anche composto il pavimento. Vi si trovano due statue: di San Giovanni Gualberto a destra, opera dello scultore napoletano Giuseppe Sanmartino e di San Giuseppe a sinistra.

Sulla vecchia cappella, ne fu costruita un’altra dalle dimensioni più ridotte, in cui si trovavano le tombe dei principi di Taranto. I lavori furono avviati nel 1657 dall’arcivescovo Caracciolo, e conclusi dopo circa cinquant’anni dall’arcivescovo Pignatelli. Le pareti sono rivestite da intarsi di marmi colorati, reimpiegati da edifici antichi.

La tomba del santo è posta all’interno dell’altare in marmo, ed è visibile attraverso una grata marmorea e finestrelle laterali. L’altare è opera del Lombardelli, marmoraro di Massa Carrara, ed è impreziosito da madreperle e lapislazzuli. Al di sopra di esso si apre una nicchia nella quale è conservata la statua argentea del santo patrono, modellata in argilla prima della fusione in argento da Orazio Del Monaco.

La cupola è stata affrescata da Paolo De Matteis nel 1713, con scene della vita e dai miracoli del santo. L’intera opera costò 4.500 ducati. Al centro è rappresentata la Gloria di San Cataldo, con la figura del santo che troneggia scena, inginocchiato di fronte alla Vergine che lo invita ad accostarsi al trono di Dio. In alto la Trinità, in basso i santi.

Il tamburo che sorregge la cupola è affrescato con sette rappresentazioni dei miracoli del santo; sul lato sinistro il santo resuscita un operaio, un bambino portato in braccio dalla madre, un cieco che riacquista la vista durante il battesimo. A destra san Cataldo prega sul sepolcro e riceve l’ordine di recarsi a Taranto, una pastorella gli indica la via e riacquista la voce, una fanciulla indemoniata si libera dal demonio baciando il sepolcro del santo.

Alle pareti sono presenti tutt’intorno dieci nicchie, nelle quali sono ospitate statue in marmo di Carrara raffiguranti: San Marco, Santa Teresa d’Avila, San Domenico di Guzmán, San Filippo Neri, San Pietro apostolo a destra, a sinistra San Sebastiano, Sant’Irene, San Francesco d’Assisi, San Francesco di Paola, San Giovanni Battista, anch’esse, opere dello scultore Giuseppe Sammartino.

 

Fonte : Wikipedia

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